TAROCCHI

Premessa: con questo articolo non è nostra intenzione entrare nel dettaglio dell'arte divinatoria tramite la lettura delle carte, non è nostra intenzione ne validarla ne "smontarla". Ciò che vogliamo fare è cercare di far riflettere sull'origine delle carte in questione così che ognuno possa arrivare alle proprie conclusioni. Ad ognuno di voi poi la scelta di seguire la logica più palese ma priva di fascino, o continuare a credere che dietro a quei simboli ci sia molto altro. Insomma, cosa sono i tarocchi? Un semplice mazzo da gioco o qualcosa di più?


LA CREAZIONE

I tarocchi, nonostante quanto sostengono gli esoteristi tramite teorie senza rilevanti prove storiche, pare che siano nati in Italia tra la fine del medioevo ed il rinascimento. A giudicare dalle carte stesse, si direbbe anche ad intuito il periodo migliore per la loro creazione. Date certe non ve ne sono, anche perché i giochi di carte hanno origine antica e le varianti dei giochi sono numerossissime e locali, nonché diffuse in ogni dove. Tuttavia, dei tarocchi si conosce qual'è il mazzo più antico pervenuto, che è stato realizzato verso il 1450 ed apparteneva a Francesco Sforza, il cui stemma e motto Visconteo appare sul mazzo.

LO SCOPO

Secondo le testimonianze dell'epoca e quel poco che è giunto, una cosa è chiara: si trattava di un semplice gioco di carte. D'altra parte, osservando la composizione del mazzo, è chiara la loro derivazione: esso appare in modo inequivocabile come l'evoluzione del classico mazzo di carte, con 56 di esse che riportando i semi della tradizione italiana (coppe, spade, bastoni e denari) e relative figure, più l'aggiunta di 22 illustrazioni detti "trionfi".

Il gioco pare fosse basato sulle regole della briscola: presumibilmente i giocatori variavano da 2 a 7 ed ognuno aveva in mano un certo numero di carte (in base alla divisione) e cercava di realizzare il punteggio più alto "conquistando" le carte giocate nel turno. I trionfi sarebbero equivalsi alle odierne "briscole" con importanza basata sulla loro numerazione ad eccezione del matto utilizzato come jolly, mentre il resto del gioco sarebbe stato classicamente comandato dal seme della prima carta giocata nel turno, senza che l'asso avesse punteggio particolare. Si potevano anche lanciare segnali agli altri giocatori tramite ammiccamenti e segni più o meno nascosti. Insomma, più o meno come le regole dei giorni d'oggi se non per il valore assunto attualmente da alcune carte in assenza dei trionfi.

DA GIOCO DI CARTE A STRUMENTO DIVINATORIO

Come sono diventati strumenti divinatori? La risposta è molto semplice.

Anche se questa prima non è una grande "motivazione" da presentare in giuria, è normale che la casualità di un mazzo di carte mescolato invogli giochi di predizione del futuro in base al fato che ha posto una carta in cima al mazzo o in una determinata posizione. Conosciamo giochi di predizione del futuro effettuati sui classici mazzi di 40 carte, eppure questi non sono considerati divinatori perché... meno artistici.

Ma per i tarocchi ci sono più ragioni della semplice tentazione. Innanzitutto pare fosse un gioco d'azzardo, dove si poteva scommettere sulla posta. La sua veloce diffusione immerse la popolazione in un giro di soldi e scommesse e gioco difficile da arginare. Divenne una piaga sociale che non poté che essere ricondotta alla "tentazione del demonio", secondo l'antica società fortemente legata alla tradizione religiosa. I mazzi di carte non poterono poi che essere definiti blasfemi a causa dell'iconografia dei trionfi, che associata ad un gioco dalla dubbia morale non poterono che essere visti come offesa a Dio, quindi da bandire. E su questo aspetto ci sono chiare testimonianze, come ad esempio il "Sermones de ludo cum aliis" del 1480 e ben prima un noto avvenimento del 1423 dove San Bernardino da Siena condannò le carte invitando la popolazione a bruciarle sul rogo.

Ed i tarocchi fecero tutto il possibile per restare indigesti a chiunque, non solo al clero. Pare infatti che i trionfi erano utilizzati anche in modo più artistico, ossia erano la base casuale di un gioco orale che aveva come scopo la composizione improvvisata di sonetti dal risvolto satirico.

E come sempre accade, tutto ciò che viene bandito ottiene sottobanco una particolare importanza, tanto più mistica se il bando deviene dall'istituzione religiosa.

I TAROCCHI SECONDO GLI ESOTERISTI

Ben più tardi dalla loro messa al bando, alla fine del settecento ed in pieno sviluppo illuministico, Antonie Court de Gébelin che faceva parte della massoneria francese definì i tarocchi come un mistico libro egizio. Secondo lui il nome deriva da "Ta-Rosch" ossia "Scienza di Mercurio" in egiziano, e spalleggiato da altri esoteristi sostenne che all'interno di questo "libro" fosse racchiuso il segreto del passato e del futuro dell'umanità. Jean Francois Alliette, conosciuto come Etteilla, rivisitò l'iconografia dei trionfi e chiamò la sua opera "il Libro di Toth". Ma anche questa visione fu soggetta a rivisitazioni ed Eliphas Levi rivide in esso un'origine ebraica legando i 22 trionfi alla rappresentazione dell'Albero della Qabbalah.

CONCLUSIONI

Le rivisitazioni di questo mazzo di carte, nel corso dei secoli, sono state molteplici; e tutti portavano con esse la "certezza della verità" su tali carte. Presumibilmente significato ed iconografia riviste di volta in volta sono semplicemente l'espressione del pensiero del periodo, nonché della dimensione artistica che l'accompagnava.

Come detto nella premessa, non siamo entrati particolarmente nel merito del significato attribuito alle carte da parte degli esoteristi nel corso dei secoli dopo che queste vennero bollate come "strumento del demonio". Ciò che a noi sembra palese è che queste carte hanno un'origine evidente e ben poco esoterica: i comuni mazzi di carte, dei quali mantengono i semi e le caratteristiche. Da qui, la loro evoluzione reputazionale ha seguito uno schema ben chiaro e dal finale inevitabile considerata la società dell'epoca. Ora, conoscendo come sono nate e come si son fatte ben volere, a voi le relative conclusioni sul loro mito.